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Andrea Cappannari docente e operatore in tecniche di massaggio e relazione di aiuto

Esperienze ed emozioni dal bodyworking

Il bodyworking non è solo massaggiare un corpo o rilassare una mente, non è solo tecnica e conoscenza. E’ per me un modo di lavorare sodo su di me, e ringrazio ogni persona che si avvale dei miei servigi perché mi è maestra e fa aumentare la conoscenza di me e della vita ogni volta di più.

Pensieri, esperienze che amo poi raccogliere e condividere perchè parlano di tutti noi e possono far riflettere ed insegnare qualcosa ad altri come lo hanno fatto con me.

MI CONCEDO UNO SPAZIO PER ME STESSA

Una mia cliente mi ha fatto un bel regalo una sera, con questa frase. Queste cose mi motivano più dei risultati economici o di un apprezzamento del mio lavoro. È la consapevolezza che hai contribuito a creare un vuoto dove la persona trova il suo spazio.

Questa è una delle essenze del bodyworking olistico. Quando fai un massaggio od esegui un trattamento shiatsu non stai solo separando fibre muscolari contratte o liberando stasi energetiche, stai contribuendo a creare spazi, liberare vie, aprire porte nella persona, con la persona.

Ripari e piazzole di sosta dove lei può riposare, sedimentare la sua fatica e scaricare le tensioni. Accessi e varchi dove vecchie ferite e nuove consapevolezze si possono mostrare. Perchè il corpo è maestro e guardiano, se ben curato ed attentamente ascoltato.

Adoro il mio lavoro anche per questo. È un insegnamento senza fine. Con ogni persona imparo qualcosa in più su me e la vita. Riposare, accorgersi, fare spazio, cogliere l’essenziale.

Il mio invito è di concedersi sempre uno spazio per se stessi. Il tempo è tiranno lo so, ma 5 minuti qua, mezzora là, si può.
Una pratica, una musica, una passeggiata.
Respirare.
Prendersi cura di se.

MA IO (parla un uomo) NON MI FACCIO TOCCARE DA UN MASCHIO

E spesso viene aggiunto: preferisco una donna 🙂

Mi capita sovente questa risposta parlando del mio lavoro. Oltre al sacrosanto rispetto per la sensibilità individuale mi chiedo spesso altri possibili motivi:

Timidezza?
Paura dell’omosessualità?
Connessione fra massaggio e sfera sessuale?

In parte credo di si. Stereotipi, clichè culturali ed abitudini sono leve forti in questo ambito. Infatti spesso ho meno resistenze in trattamenti più tecnici come il massaggio sportivo, più culturalmente legati al professionista uomo, rispetto ad un massaggio distensivo che viene più stereotipato su una figura femminile, tipo estetista.
Per non parlare dei danni che ha fatto il travisamento della via del tantra o certi centri di massaggio “orientale”.

Credo però ci siano altri motivi, dettati dall’ignoranza sulle tematiche del contatto fisico e del tocco come strumento terapeutico. Penso che una parte della responsabilità di questo stato di cose sia di noi operatori che non diffondiamo abbastanza le corrette informazioni.

Spesso vi è scarsa consapevolezza di cosa davvero dischiudono le tecniche a mediazione corporea in termini di benefici psicofisici, relegando il tutto spesso al “massaggino rilassante” (o ricorrendovi solo come extrema ratio a una schiena devastata).
Ecco quindi che invece che come pratica preventiva e conservativa della salute nel massaggio spesso prevale una ricerca del piacere (che spesso nell’uomo si identifica con la figura femminile) la quale, parte importantissima, è solo una frazione delle sue potenzialità al nostro servizio.

Il massaggio e i trattamenti tramite il tocco sono l’incontro di 2 frequenze, di 2 essenze che comunicano e relazionano.

È più di una pressione o di un impastamento.
È una magia che le macchine non potranno mai replicare.

L’operatore, aldilà della tecnica usata, apre (dovrebbe farlo) uno spazio di cuore in cui il ricevente può (lui) guarire il suo corpo e sollevare il suo spirito.

Noi siamo solo facilitatori di questi processi.
E quindi non importa di che sesso è l’operatore in un incontro di anime. Semmai conta che energia, che frequenza ha l’operatore.
In quel senso per certi tipi di lavori o per certe persone può essere importante che l’operatore porti un energia maschile o femminile, che non sempre è relazionata al sesso dell’operatore.

Il mio augurio di cuore è che possiate sempre incontrare (e quindi scegliate) la persona che è adatta per voi in quel momento della vostra vita.

MAI DARE PER SCONTATO IL PIANO EMOZIONALE

Nel mio lavoro/passione più vado avanti e più trovo difficile non tener conto, e non fare portare l’attenzione alla persona, sul proprio terreno interiore anche riguardo a richieste di trattamenti schiettamente fisici.

Questo va al di là della mole di ricerche scientifiche sulla correlazione dell’influenza fra mente/emozioni e corpo (nei 2 sensi), dall’abbassamento delle difese immunitarie alle variazioni della pressione sanguigna giù fino alla contrattilità muscolare. C’è da stupirsi solo di chi in ambito terapeutico ancora non ne tiene conto.

Questo va al di là anche di considerare la persona in maniera olistica, cosa in cui credo fermamente ma che spesso è un mantra di facile uso ma di scarsa applicazione/ricezione per chi esegue e per chi riceve.

Qui si tratta in primis di efficacia del trattamento, del rispetto del tempo/soldi/fiducia che investe la persona.
Di non creare un effetto pillola o fidelizzazioni perverse.
Lavoriamo pure su questa schiena contratta, su una costipazione, sull’emicrania. Ma dopo il sintomo andiamo più in giù, se vuoi. Per non recidivare il problema, o che accada meno spesso.

Sotto un dolore o una disfunzione c’è sempre un post-it per noi.
Qualcosa da correggere nello stile di vita, un’emozione repressa o mal vissuta, un trauma, un’attività mentale eccessiva. Per chi ci crede, messaggi dalle parti più sottili di noi, dalla Vita stessa.
É un lavoro da farsi prima di tutto da se, ma nel quale si possono trovare validi aiuti in vari ambiti fra cui quello delle terapie manuali.

È un approccio che la persona deve giustamente sentire di fare, è faticoso, ma dà risultati più solidi e fa evolvere nella conoscenza di se.
É uno stile di lavoro che sono convinto noi operatori del benessere dobbiamo promuovere. Nei modi e tempi giusti, come sempre a seconda della situazione e sensibiità della persona.
Si tratta di pedagogia del benessere, di promuovere una sana osservazione di se, di far divenire più protagonisti e responsabili della propria guarigione.

Un augurio di cuore a tutti che possiate trovare la strada migliore per il vostro benessere a tutto tondo.
Siamo un libro infinito, non fermiamoci a leggere solo la copertina.

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